Sanità e welfare

Sanità, emergenza-urgenza ai raggi x: tutti i numeri

In commissione Politiche per la salute intervengono i soggetti attivi nell’emergenza e urgenza. Il presidente Muzzarelli: “In Emilia-Romagna il sistema resta fra i più efficienti in Italia, sia in termini di prestazioni sia di connessione con la rete ospedaliera”

“Valorizzare il ruolo degli operatori, con particolare attenzione al volontariato; investire in tecnologie collegate all’emergenza e all’urgenza (compreso l’utilizzo di big data per le emergenze diffuse) potenziando anche la rete di defibrillazione territoriale; programmare un piano di comunicazione per migliorare la conoscenza per il cittadino delle modalità di contatto e accesso alle strutture e ai servizi sanitari”.

È l’assessore regionale alla Sanità, Massimo Fabi, a elencare, in commissione Politiche per la salute e politiche sociali presieduta da Gian Carlo Muzzarelli, i principali obiettivi per rafforzare la rete regionale dei servizi per l’emergenza e l’urgenza.

L’assessore prosegue fornendo i numeri del sistema: “In Emilia-Romagna, sulle oltre 500 mila chiamate al 118 nel 2024 (quasi 530 mila le persone assistite) solo il 2,3% sono state classificate con codice rosso una volta arrivati sul luogo del soccorso (durante la chiamata il 16%) e  il 23% con codice giallo (durante la chiamata il 44%). Nel 2024 gli interventi con un mezzo di base sono stati il 41%, con mezzo avanzato con infermiere a bordo il 48,1% e con mezzo avanzato con medico a bordo il 10%. Gli operatori attivi in regione sull’emergenza e l’urgenza arrivano quasi a 4 mila, quasi 40 mila i volontari. In regione abbiamo, in media, un mezzo di soccorso avanzato circa ogni 30 mila abitanti (in Italia da normativa deve essere attivo almeno un mezzo ogni 60 mila abitanti). Infine, i tempi di intervento sono in media di 15 minuti (19 la media nazionale)”.

Specifica il presidente Muzzarelli: “Siamo al lavoro per garantire la tenuta e la piena salvaguardia del servizio sanitario pubblico e universalistico, pur con risorse statali insufficienti. Vogliamo una sanità vicina ai cittadini e innovativa, con tecnologie che portano anche a renderla più economicamente sostenibile. Non è facile tenere i servizi e garantire tutto quello che è stato garantito in passato, compresa la qualità dell’emergenza e urgenza. In Emilia-Romagna il sistema resta, comunque, fra i più efficienti in Italia, in termini di livelli di prestazione erogata e di connessione con la rete ospedaliera”.

Nel 2024 la rete dell’emergenza urgenza è stata utilizzata nel ferrarese da 401 persone ogni 1.000, da 395,2 nel modenese, da 370,2 nel bolognese, da 352,3 nell’imolese, da 350 in Romagna, da 334 nel reggiano, da 248,8 nel piacentino e da 216,9 nel parmense.

A intervenire, poi, gli attori attivi in regione sull’emergenza e sull’urgenza.

Matteo Nicolini di Aaroi-Emac sulla riorganizzazione del sistema: “Importante ci sia una cabina di regia, serve un’orchestra per efficientare il sistema”. Ester Pasetti di Anaao-Assomed sul pronto soccorso: “I problemi si acuiscono in estate: i servizi correlati si riducono, a partire dai letti, ci sono meno infermieri e anche l’utenza è più complessa”. Nicola Colamaria del coordinamento degli ordini delle professioni infermieristiche interviene sul tema dei mezzi di soccorso avanzati: “Parliamo di un tipo di mezzo che non può essere definito intermedio, in quanto c’è una formazione specifica degli infermieri, che operano in una rete complessa”. Andrea Fabbri di Simeu sempre sul pronto soccorso: “I problemi sono enormi, serve un tavolo dedicato”. Roberto Pieralli presidente Snami in Emilia-Romagna: “Serve fare chiarezza sui numeri dei professionisti impiegati nell’emergenza e urgenza, per questo serve capire quali sono i mezzi di soccorso avanzati; un mezzo con infermiere a bordo è diverso da un mezzo con medico a bordo, in Emilia-Romagna prendiamo lucciole per lanterne, mettiamo tutto nel contenitore”. Augusto Pagani, presidente dell’ordine dei medici e degli odontoiatri dell’Emilia-Romagna, sempre sull’emergenza e urgenza: “Serve capire quali saranno le prospettive sull’emergenza urgenza; a Piacenza, ad esempio, in pochi anni le automediche sono passate da tre a una. Il tempo di intervento non è il requisito più importante, per i casi gravi serve un intervento professionale”. Mario Balzanelli, presidente nazionale 118, sui numeri dedicati all’emergenza: “Serve valorizzare il sistema, sbagliato l’utilizzo del solo 112, è stata calcolata una perdita di tempo di 90 secondi, c’è poi poca chiarezza sui numeri 116 e 117”. Iacopo Fiorentini di Anpas sul volontariato: “Sono quasi 200 le associazioni in Emilia-Romagna, 40 mila i volontari, serve efficientare il sistema ma non è vero che va tutto male; il sistema funziona, il volontariato cerca di fare del proprio meglio”. Tommaso Toni, che rappresenta gli infermieri dell’area emergenza, sul rapporto con l’utenza: “Serve tranquillità, la popolazione va informata e anche formata, serve una visione moderna dell’organizzazione dell’emergenza e urgenza, a partire dalla gestione del personale”. Annalisa Volpe dell’emergenza territoriale: “Serve più integrazione tra attività intraospedaliera ed extraospedaliera, serve quindi rafforzare la rete, sfruttando anche le nuove tecnologie”. Maurizio Menarini, direttore 118 Romagna: “Non è vero che il 112 fa perdere del tempo e anche i numeri 116 e 117 sono utili”. Conclude sul tema del medico a bordo: “Non è vero che se c’è il medico la persona soccorsa per arresto cardiaco vive di più”.

Gli interventi conclusivi dei consiglieri regionali.

Per Elena Ugolini (Rete civica) “è importante l’aspetto della rete, a partire dal pronto soccorso, e serve un clima di lavoro adeguato, anche rispetto al tema della sicurezza. È importante poi che tutti i cittadini abbiano la stessa qualità nella risposta, compresi quelli delle aree periferiche”.

Per Alice Parma (Partito democratico), sull’efficientamento del sistema, “è importante un monitoraggio costante del nostro sistema sanitario, è necessario leggere i cambiamenti, la riorganizzazione della rete non è semplice, dobbiamo farla con meno risorse; c’è anche il problema della carenza di personale sociosanitario e l’obiettivo è quello di garantire servizi ai cittadini sempre più efficaci”.

Per Nicola Marcello (Fratelli d’Italia), sulla carenza di personale, “inutile negare che il problema della carenza di medici sia collegato a scelte sbagliate, sull’emergenza e urgenza servono poi premialità economiche”. Prosegue sul tema automedica: “Serve ripristinare un numero adeguato di mezzi sull’intero territorio regionale”.

Per Giovanni Gordini (Civici con de Pascale) “il nostro sistema sanitario, con la demografia che cambia, dovrà sempre più dare risposte articolate, con anche particolare attenzione all’aspetto sociosanitario, anche sull’emergenza e urgenza; per questo diventa centrale l’aspetto della formazione, perché se la rete funziona diventa più semplice individuare gli elementi di competenza”.

Per Maria Costi (Partito democratico), sul volontariato, “è centrale il ruolo ricoperto dal volontariato, parliamo di persone adeguatamente formate”.

Per Ludovica Carla Ferrari (Partito democratico), sul sistema regionale, “la sanità emiliano-romagnola funziona, ha bisogno di essere curata e riformata ma non possiamo negare la realtà; c’è la tenuta dei servizi anche nelle aree periferiche, le risorse nazionali sono calanti, il governo nazionale ha la responsabilità di intervenire per rispondere ai bisogni dei cittadini”.

Per Ferdinando Pulitanò (Fratelli d’Italia), sui finanziamenti statali, “il governo centrale ha aumentato del 2% la risorse per la sanità, i fondi devono essere però spesi bene, serve una programmazione più adeguata dell’emergenza e urgenza, serve poi una comunicazione al cittadino più efficace”.

(Cristian Casali)

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