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La Regione ricorda Don Minzoni: “Un martire maestro di democrazia”

Nel centenario della morte un convegno ha ricordato il sacerdote ucciso dai fascisti: “Un grande valore umano che lo accomuna a Matteotti, Giovanni Amendola, Gramsci e Gobetti”

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Martire, sacerdote, militante politico e sindacale attento alle esigenze degli ultimi. Antifascista impegnato nell’ala cristiano-sociale del Partito Popolare Italiano di Don Luigi Sturzo e di Alcide De Gasperi che pagò con la vita la propria coerenza democratica, la propria capacità di vedere in anticipo, in un’Italia dove non mancarono sbavature e cedimenti, la pericolosità del governo fascista che si stava facendo regime.

L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ha ricordato Don Giovanni Minzoni, il sacerdote assassinato dagli squadristi fascisti nell’agosto del 1923 ad Argenta, con il convegno “100 anni”, coordinato da Claudio Sardo, che ha visto la partecipazione di intellettuali ed esponenti della politica, delle istituzioni, della Chiesa e delle associazioni.

A fare gli onori di casa il consigliere regionale Massimo Bulbi, che ha ricordato come “quando si ammazza una persona, non si ammazza solo l’uomo, ma quello che rappresenta. Don Giovanni Minzoni non era un sacerdote come gli altri. Parlando ai parrocchiani don Minzoni accusò i capi fascisti di ‘viltà’ e ‘barbarie’. In quei mesi fondò un gruppo scout in aperto contrasto con l’istituzione dell’Avanguardia giovanile fascista”. Sulla stessa linea Andrea Baldini, sindaco di Argenta, per il quale “Don Minzoni è una figura di livello nazionale che con il suo incessante lavoro ha voluto dimostrare come non ci potesse essere un insegnamento di regime, ma che la cultura dovesse essere libera”.

Fortemente incentrato sulla capacità di Don Minzoni di coniugare fede e attività politica l’intervento di Monsignor Lorenzo Ghizzoni, vescovo di Ravenna, la diocesi cui appartengono Ravenna e Argenta, le città dove, rispettivamente, don Minzoni nacque e morì: “Don Minzoni è un martire della fede cristiana. Ha resistito fino al sangue nel suo deciso impegno di educatore e di costruttore di comunità cristiana anche scontrandosi con il Partito fascista che stava conquistando il potere. Oggi è iniziato il processo di beatificazione. Invito tutti a riflettere su quanto Giovanni Paolo II disse di Don Minzoni nella sua visita a Argenta”.

“Don Minzoni rimane un esempio da seguire: ha dedicato tutta la sua vita e ‘costruire’ coscienze critiche e autonome e anche oggi nelle nostre comunità, che sono caratterizzate da povertà e fragilità educative, dobbiamo tutti impegnarci a essere costruttori di comunità e di relazioni”, ha sottolineato Francesca Maletti, consigliere regionale e presidente del Consiglio nazionale delle Acli, mentre l’ex senatore Aldo Preda, fra gli organizzatori delle cerimonie per le commemorazioni del centesimo anniversario dell’omicidio di Don Minzoni, ha ricordato come “bisogna riscoprire il valore umano di Don Minzoni come ci ricordò nel 1983, in occasione del 60° anniversario della morte, l’allora cardinale di Ravenna Ersilio Tonini che citava una lettere di Papa Giovanni Paolo II che riprendeva quanto scritto da Leo Valiani sul Corriere della Sera. Valiani ricordava come ‘non occorre essere cattolici per rispettare Don Minzoni: è un martire della democrazia come Matteotti, Giovanni Amendola, Gramsci e Gobetti‘”.

Uomo di fede, dunque, ma anche militante politico, uomo di partito e di sindacato come ricordato dall’ex senatrice Albertina Soliani: “Don Minzoni è un martire della Chiesa, dell’Italia che da poco era caduta preda del fascismo”.

Presenti al convegno anche i consiglieri regionali Matteo Daffadà e Marilena Pillati.

(Luca Molinari)

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