“Progressiva e graduale dismissione delle aree-sosta”, con la partecipazione della Regione alle spese sostenute dai Comuni per completare gli smantellamenti; “realizzazione e ammodernamento di aree transito”; il “contrasto di usanze e tradizioni che ostacolano l’inclusione sociale”, come “i matrimoni e le gravidanze adolescenziali e infantili”; “corsi di studio sulla normativa statale e locale”. Sono alcune delle misure previste nel progetto di legge di modifica della legge regionale Norme per le minoranze nomadi in Emilia-Romagna (L.r. 23 novembre 1988, n. 47), presentato dal Gruppo della Lega nord, primo firmatario Daniele Marchetti.
La normativa esistente, “approvata oltre un quarto di secolo fa, cui sono conseguiti corposi provvedimenti di attuazione e finanziamenti”, secondo la Lega nord “non ha raggiunto le finalità principali: ossia agevolare l’inserimento delle minoranze nomadi nella comunità regionale”. “È comunemente riscontrabile- si legge nella relazione al provvedimento- che buona parte delle comunità di rom e sinti stabilmente presenti e transitanti nel territorio regionale continuino, oggi come allora, ad essere completamente distaccate dalla comunità regionale, vivendone ai margini. Pessime condizioni di vita, massiccia disoccupazione, tragici dati di abbandono scolastico, costante bisogno di mediazione culturale e preoccupanti statistiche sul tasso di criminalità, suggeriscono la necessità e l’urgenza di ripensare integralmente i criteri e le modalità di intervento che sono di competenza regionale”.
Pur condividendo che, nell’ambito della definizione e della programmazione degli aiuti e degli interventi sociali, “si debbano tenere in forte considerazione le caratteristiche etno-culturali dei destinatari”, è altresì “necessario mettere in discussione alcuni modelli di riferimento che si sono rivelati errati quali: il nomadismo come peculiarità caratterizzante delle comunità rom e sinte; l’implicita intenzione e la contestuale collaborazione di rom e sinti ad intraprendere percorsi di inserimento nella comunità regionale; la necessità di calibrare le politiche esaudendo le richieste avanzate e assecondando le sensibilità manifestate da parte di rom e sinti; l’approccio puramente assistenziale ed emergenziale”. Il costo sociale degli interventi, si evidenzia ancora nella relazione, “costituisce uno spreco di risorse pubbliche che potrebbero essere utilizzate in modo più efficace”. Gli interventi e gli aiuti “vengono dati per scontati e/o percepiti come insufficienti da parte dei beneficiari, indotti conseguentemente ad avanzare ulteriori pretese, mentre gli interventi vengono giudicati (da altre categorie che non ne beneficiano e dai contribuenti che indirettamente le finanziano) come iniqui e inutili, alimentando recriminazioni, ostilità e antipatie sia nei confronti dei beneficiari sia nei confronti delle istituzioni che controllano ed elargiscono questi aiuti”.
Il progetto di legge punta dunque “all’accantonamento dell’idea del nomadismo quale condizione diffusa e caratterizzante di comunità rom e sinti, prendendo atto che le aree-sosta si sono dimostrate controproducenti a qualsiasi processo di inclusione”. Per questo, all’articolo 3 si sancisce “la progressiva e graduale dismissione delle aree-sosta, proprio in virtù della effettiva tendenza alla stanzialità da parte di rom e sinti per i quali saranno predisposte soluzioni residenziali identiche a tutti gli altri facenti richiesta, eliminando altresì alcune palesi iniquità a danno di chi vive gli stessi disagi abitativi ma, stante la non appartenenza ad una minoranza etnica, è escluso dall’assegnazione di aree-sosta”.
La proposta di legge intende “regolamentare il funzionamento e la gestione di queste aree definendo i limiti temporali di permanenza. I Comuni dovranno adottare nell’ambito della regolamentazione della gestione e dell’utilizzo delle aree una più stringente regolamentazione anche per il pagamento delle utenze e per la disciplina della morosità”. E andranno definite “le quote di compartecipazione regionale alla spesa per la dismissione delle aree-sosta e per la realizzazione e l’ammodernamento delle aree si transito. Si impegna, inoltre, la Giunta regionale ad approvare un programma di dismissione delle aree-sosta” (articolo 12).
Ancora sulle aree-soste, nell’articolo 8 si definiscono nel dettaglio le regole che i Comuni dovranno adottare nell’ambito della regolamentazione della gestione e dell’utilizzo delle aree-sosta, tenendo conto che “in molte aree-sosta si verificano sistematicamente danneggiamenti, sprechi e furti che spesso restano impuniti. Inoltre è particolarmente diffuso il consumo irresponsabile e spropositato delle utenze accompagnato, tra l’altro, da un alto tasso di morosità nel pagamento delle somme richieste oltre che eventuali oneri per l’assegnazione. Allo scopo di promuovere negli ospiti delle aree-sosta, o che in esse intendono trasferirsi, la cultura della legalità, del rispetto e della tutela del patrimonio pubblico, di un consumo energetico responsabile e sostenibile, nonché una generale responsabilizzazione, si introduce una più stringente regolamentazione circa le modalità di accesso alle aree-sosta, l’assegnazione delle piazzole, il pagamento delle utenze e la disciplina della morosità”.
E, “per la prima volta”, con un progetto di legge si “sancisce l’intenzione di contrastare usanze e tradizioni che ostacolano l’inclusione sociale e la cittadinanza attiva, come, ad esempio, i matrimoni e le gravidanze adolescenziali e infantili, condizioni che più di altre inducono all’abbandono scolastico, alle difficoltà di inserimento sociale e alla discriminazioni di genere”. Ancora, “si prevedono corsi di studio sulla normativa statale e locale”.
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