Ambiente e territorio

Presentato il piano triennale di prevenzione contro il dissesto idrogeologico

Critiche le opposizioni per dati di non facile lettura e per una generale carenza di interventi preventivi. Il presidente Caliandro propone una “commissione verticale per affrontare compiutamente il tema della siccità e delle numerose implicazioni che comporta quest’emergenza”

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Passaggio tecnico ma con implicazioni politiche quello compiuto oggi dall’Agenzia per la sicurezza territoriale e protezione civile della Regione Emilia-Romagna che ha relazionato la commissione Territorio, ambiente e mobilità presieduta da Stefano Caliandro sul quadro generale degli investimenti per il prossimo triennio e sull’elenco degli interventi previsti per l’anno in corso.

“Il vero elemento di novità per questa comunicazione -hanno specificato i dirigenti della Protezione civile regionale- sono le cifre previste per l’anno 2025, che registra un generale incremento di risorse soprattutto nei capitoli della difesa dei versanti e della costa e del servizio di piena”.

Particolare rilievo è stato dato al recupero delle risorse pianificate ma non impegnate negli anni precedenti. Rispetto al 2022, infatti, si registra un 93% delle risorse impegnate con un residuo di soli 500mila euro. Per l’anno in corso è prevista una spesa complessiva di quasi 15,5 milioni di euro ripartiti in prevalenza sui capitoli di manutenzione ordinaria della rete idrografica, spese correnti per il servizio di piena, sistemazione dei versanti e consolidamento abitati, difesa della costa e interventi di sistemazione dei corsi d’acqua che si tramuteranno in interventi capillari sui vari territori regionali.

Acceso il dibattito innescato da queste comunicazioni, con le opposizioni che hanno lamentato la complessità dei dati presentati e un deficit negli interventi di carattere preventivo.

Massimiliano Pompignoli (Lega) ha chiesto specifiche informazioni sul movimento franoso di Castrocaro, nella provincia di Forlì-Cesena, giudicando importante il tema della lotta al dissesto idrogeologico, anche se – ha evidenziato il leghista – “noto una tendenza a muoversi in risposta alle emergenze e quasi mai per prevenire i problemi”.

Emiliano Occhi (Lega) ha posto l’accento sulla corrispondenza delle cifre elencate: “A fronte di oltre 42 milioni di euro stanziati nel bilancio regionale, oggi discutiamo di interventi che complessivamente ammontano a 15 milioni. Dove è stato allocata la cifra rimanente e da chi viene gestita?”. Oltre a chiedere un focus “sui criteri in base ai quali vengono decisi gli interventi sui territori” il consigliere ha chiesto notizie sulla frana nel comune di Tornolo, in provincia di Parma, e sul problema della siccità ha sollecitato la previsione di specifici interventi straordinari.

Silvia Zamboni (Europa Verde), nel richiamare la normativa sulla fascia di rispetto di 10 metri per la vegetazione spondale lungo i corsi d’acqua, ha auspicato la richiesta di autorizzazione paesaggistica “per poter entrare nel merito delle modalità degli interventi per lavori in alveo”. In linea generale, infine, la capogruppo ha auspicato un maggiore coinvolgimento delle associazioni ambientaliste nella pianificazione dei vari interventi sui territori che si dovrebbe accompagnare a una migliore programmazione dei lavori di taglio della vegetazione riparia, “attualmente affidati a interventi spot da parte di singole aziende che poi commerciano il legname ricavato”.

Anche Michele Facci (Lega) ha denunciato la mancanza di “un vero investimento sulla prevenzione, soprattutto nell’area appenninica, che abbisogna in maniera particolare di un’attenta e puntuale pianificazione”, mentre l’aumento delle risorse di questo piano triennale viene fatto risalire “agli 850mila euro destinati alla navigazione interna”.

Marco Mastacchi (Rete Civica) ha invece posto l’attenzione sulla tendenza “ai maxi appalti che tagliano fuori la professionalità diffusa sui singoli territori e creano un’evidente distorsione sul versante della concorrenza”. Il capogruppo ha poi sottolineato l’abbandono delle sorgenti in zone montane: “Questa tendenza genera grandi quantità di acqua non irreggimentata che possono innescare movimenti franosi particolarmente importanti. Se a questo aspetto si aggiunge lo spreco d’acqua in un periodo siccitoso come quello attuale, è evidente la necessità di fornire rapide risposte a un fenomeno che ha generato, ad esempio, la frana di Monterenzio nel bolognese”.

Simone Pelloni (Lega) ha invece chiarito l’esigenza di interventi integrati per tutelare il territorio e la disponibilità di risorse primarie “che si devono accompagnare a una generale prevenzione degli eventi emergenziali”.

Massimo Bulbi (Pd) si è detto “indispettito” per gli inviti a coinvolgere le associazioni ambientaliste nel pianificare gli interventi di difesa contro il rischio idrogeologico: “Gli unici referenti per le politiche su questi ambiti possono essere gli amministratori locali, gli agricoltori e le associazioni di categoria, non chi vive il territorio solo la domenica e nei giorni festivi”.

Nadia Rossi (Pd), infine, ha sottolineato come la prevenzione sia da sempre l’elemento caratterizzante delle politiche della Regione e “ciò è testimoniato dall’esame dei numerosi capitoli del piano degli interventi dell’Agenzia di protezione civile che devono anche tenere conto di una meteorologia in grande cambiamento negli ultimi tempi. Per avere una migliore efficacia delle politiche di prevenzione è poi assolutamente necessaria una più puntuale interazione con il governo centrale”.

Replicando alle numerose domande poste, la Direttrice dell’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e protezione civile Rita Nicolini ha sottolineato come oggi “fosse in discussione la sola programmazione delle risorse regionali attuate direttamente dall’agenzia regionale per la sicurezza territoriale. È per questo motivo, ad esempio, che non c’è traccia di interventi sulla frana di Castrocaro mentre per il movimento franoso del parmense si è già in fase di progettazione ed è già presente il relativo finanziamento”. Particolarmente complesso poi l’approfondimento sulla corrispondenza delle risorse e la difficoltà nel mettere in corrispondenza i dati. “L’Agenzia -prosegue Nicolini- non lavora solo con risorse regionali ma anche con fondi ministeriali e con flussi di finanziamento derivanti dal Dipartimento nazionale della Protezione Civile nell’ambito degli stati di emergenza. Inoltre, non tutte le risorse regionali stanziate vengono conferite esclusivamente alla Protezione Civile e questo meccanismo va a interessare anche parte dei criteri di intervento per i singoli capitoli di spesa”.

La direttrice dell’Agenzia regionale di protezione civile ha poi concluso il suo intervento ricordando la proroga dello stato di emergenza sul tema idrico con lo stanziamento di nuove risorse economiche e la nuova struttura dell’Agenzia che ora si sostanzia in un ufficio centrale e ben 12 ambiti territoriali “proprio per avere un rapporto più diretto e continuativo con tutto l’ambito regionale”.

Al termine di un dibattito, il presidente della Commissione Stefano Caliandro ha parlato di “un quadro complesso rispetto al quale è dirimente il tempo di attuazione delle programmazioni messe in campo. Il tema del dissesto idrogeologico potrà essere affrontato più compiutamente anche nella prossima sessione europea in programma la prossima settimana. Riguardo alla siccità – ha concluso – si può ragionare sull’istituzione di una commissione verticale dedicata che guardi anche agli impatti che l’emergenza siccità ha sui territori e sui vari ambiti economici, in primis quello agricolo”.

(Luca Boccaletti)

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