“Disporre con effetto immediato la sospensione, in tutto il territorio regionale, di tutte le attività venatorie e di prelievo del cinghiale, a cominciare da quelle più altamente pericolose in queste circostanze quali la braccata e la girata (che avrebbero già dovuto essere cancellate perché indegne di un paese civile)”. È la sollecitazione che Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) consegna alla giunta regionale quale azione prioritaria per arrestare la diffusione della peste suina africana (PSA).
La capogruppo, ricordando come Piemonte e Liguria siano territori limitrofi all’Emilia-Romagna interessati dal virus, “che sicuramente è stato introdotto dall’uomo”, fa presente come l’elevata densità del cinghiale in queste zone “non ha effetti significativi sulla persistenza in natura della Peste suina africana. Infatti, la notevole resistenza del virus nell’ambiente fa sì che la malattia continui a circolare per anni, anche in popolazioni di cinghiale a densità bassissime, e uno studio dell’ISPRA ha dimostrato che non sono gli animali selvatici il vero pericolo, bensì le attività antropiche e in particolar modo la caccia e gli abbattimenti dei cinghiali, che nel nostro Paese e nella nostra Regione si svolgono in pratica quasi tutto l’anno e anche con modalità non selettive e fortemente impattanti e che hanno un ruolo cruciale nella diffusione della PSA”.
Giulia Gibertoni, mettendo in guardia “sulla capacità del virus di effettuare salti geografici, attraverso alimenti, materiali o mezzi contaminati veicolati dall’uomo, che determinano la comparsa della malattia nelle popolazioni di cinghiali anche a distanza di molti chilometri da quelle infette”, chiede quindi l’immediata sospensione dell’attività venatoria e, in aggiunta al quesito principale, chiede anche una decisa azione dell’esecutivo regionale “affinché analoghi provvedimenti siano emanati in tutte le regioni del centro-nord del nostro paese”.
(Luca Boccaletti)
