Rendere operativa la medicina di genere in Emilia-Romagna, in linea con la normativa nazionale. A chiederlo con un’interrogazione a risposta orale in commissione Politiche per la salute, presieduta da Gian Carlo Muzzarelli (Pd), è il consigliere Nicola Marcello (FdI).
“La medicina di genere è una disciplina che si concentra su come le differenze biologiche, legate al sesso, e quelle culturali e sociali, connesse al genere, influenzano la salute e le malattie, con l’obiettivo di offrire a ciascuno, uomini e donne, il trattamento più adatto alle proprie specificità. La legge 3 del gennaio 2018 prevede, all’articolo 3, l’adozione di un piano per diffondere la medicina di genere attraverso informazione, formazione e l’integrazione di queste considerazioni nella prevenzione, diagnosi e cura. È ormai evidente – spiega il consigliere – che numerose malattie colpiscono uomini e donne in modi differenti, e che anche la risposta ai farmaci varia in base al sesso. È quindi indispensabile aggiornare i protocolli clinici affinché siano specifici per genere”.
Marcello sottolinea come nonostante il quadro normativo sia delineato la sua concreta attuazione nei protocolli sanitari regionali rimanga lacunosa e chiede alla Giunta: “quali azioni concrete intende adottare per rendere operativa la medicina di genere nella sanità dell’Emilia-Romagna, in linea con quanto previsto dalla normativa nazionale, e per accelerarne l’integrazione nei nostri servizi sanitari”.
L’Assessore alle Politiche per la salute, Massimo Fabi, ha risposto dicendo che l’attuale gruppo tecnico “proseguirà i lavori per l’applicazione delle linee in un’ottica di confronto e condivisione”.
Il consigliere Marcello ha detto di non ritenersi soddisfatto: “vigilerò sul tema: penso sia un argomento importante su cui insistere”.
(Giorgia Tisselli)