Ambiente e territorio

Al via il confronto sulla gestione sostenibile dei suoli

In commissione Territorio e ambiente è stata illustrata la proposta di direttiva europea che prevede una serie di azioni quali monitoraggio e valutazione della salute dei suoli, gestione sostenibile, definizione e valutazione del rischio di siti contaminati

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Gestire il suolo in maniera sostenibile per mantenerlo in condizioni di salute. È l’obiettivo della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che a tal fine prevede l’istituzione di un quadro di riferimento per sostenere i gestori di terreni. La proposta è stata illustrata e ha ricevuto parere favorevole in commissione Territorio e ambiente, presieduta da Stefano Caliandro, in seduta congiunta con la commissione Bilancio presieduta da Stefano Bargi.

Le misure proposte si articolano in una serie di azioni che prevedono monitoraggio e valutazione della salute dei suoli, gestione sostenibile, definizione e valutazione del rischio di siti contaminati. La direttiva definisce come obbligatorio il monitoraggio per valutare la qualità dei suoli che sarà oggetto di un rapporto quinquennale. L’Emilia-Romagna allo stato attuale non ha una rete di monitoraggio dei suoli. Da studi scientifici emerge che circa il 60-70% dei suoli dell’UE si trova attualmente in cattivo stato. Anche l’Emilia-Romagna è in linea con questo dato: il 60% dei suoli in regione non sono in salute. La direttiva propone quattro indicatori che dovrebbero essere valutati nell’ambito del monitoraggio: salinizzazione, erosione, perdita di carbonio organico e compattazione. Il dato più preoccupante è quello che riguarda l’erosione, con una perdita annuale di due tonnellate ogni ettaro. Non risultano, invece, valori alti di inquinanti organici per siti contaminati. La direttiva propone un approccio “sito-specifico”, centrato sulla determinazione del rischio per uomo e ambiente. Preoccupa il fatto che un suolo verrebbe valutato non sano se anche solo uno degli indicatori non è rispettato. Per l’Emilia-Romagna potrebbe essere penalizzante: molti terreni risulterebbero non sani solo per la perdita di carbonio organico.

Gli Stati membri dell’Unione europea devono contribuire a creare un ambiente privo di sostanze tossiche entro il 2050 contrastando i rischi per la salute umana e l’ambiente causati dalla contaminazione del suolo. La nuova direttiva migliorerà l’applicazione del principio “chi inquina paga” e garantirà una maggiore equità sociale. L’approccio proposto consentirà di fissare norme a livello nazionale dando agli Stati membri il tempo sufficiente a istituire il proprio sistema di governance e monitoraggio. Nella strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030 è indispensabile intensificare gli sforzi per proteggere la fertilità del suolo, ridurre l’erosione e aumentare la materia organica che vi è contenuta adottando pratiche sostenibili di gestione.

Per Emiliano Occhi (Lega) “certe normative vengono imposte senza tenere conto delle peculiarità dei singoli Stati. Gli indicatori sono tarati sul Nord Europa e vanno in contrasto con le nostre modalità di agricoltura. Sembra non si tenga conto che negli Stati esistono sistemi economici diversi. Si vuole uniformare tutto considerando solo le necessità ambientali che senz’altro sono importantissime ma vanno coniugate con l’applicabilità senza stressare settori come l’agricoltura. Certi atti sono irricevibili”.

Lia Montalti (Partito democratico) ha commentato: “Il tema della gestione del suolo è strategico. I dati e gli scenari hanno bisogno di una riflessione politica che non riguarda solo il nostro contributo sullo sviluppo della normativa europea. Stiamo riflettendo sulla gestione del suolo da diversi punti di vista per portare dei continui rispetto ai percorsi legislativi e orientare meglio le norme. L’Europa ci serve per migliorare le condizioni del nostro suolo, del nostro ambiente e le nostre politiche”.

(Lucia Paci)

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