Sanità e welfare

Legge sul terzo settore: si rafforza il rapporto con la pubblica amministrazione

In Emilia-Romagna si stima siano oltre 500mila i volontari attivi nel terzo settore, quasi 83mila i dipendenti, di cui 63mila nella cooperazione sociale e nelle fondazioni

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Una legge a sostegno del terzo settore, dell’amministrazione condivisa e della cittadinanza attiva.

Prosegue in commissione Politiche per la salute e politiche sociali, presieduta da Ottavia Soncini, l’esame del progetto di legge presentato dalla maggioranza a tutela del terzo settore.

Un atto a prima firma Federico Alessandro Amico di Emilia-Romagna Coraggiosa e sottoscritto dai consiglieri del Patito democratico Francesca Maletti, Ottavia Soncini, Marcella Zappaterra, Manuela Rontini, Andrea Costa, Lia Montalti, Nadia Rossi, Palma Costi, Roberta Mori, Marilena Pillati, Antonio Mumolo, Pasquale Gerace, Matteo Daffadà, Massimo Bulbi, Luca Sabattini, Stefano Caliandro, Francesca Marchetti e Marco Fabbri, oltre a Stefania Bondavalli della lista Bonaccini presidente.

“Un lavoro durato due anni, con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati”, spiega il primo firmatario Federico Amico (Emilia-Romagna Coraggiosa). “Parliamo – prosegue – del terzo pilastro, in mezzo alla componente imprenditoriale e a quella statale. Con questa legge vogliamo riconoscere questo mondo, con i suoi numerosi ambiti (volontariato, associazionismo, cooperazione sociale, fondazioni, etc.)”. “Saranno soggetti privilegiati nell’interlocuzione con la pubblica amministrazione”, sottolinea il consigliere. Parla poi degli obiettivi della legge: “Semplificazioni e facilitazioni a livello amministrativo (anche attraverso il registro unico), la revisione del sistema della rappresentanza (con il consiglio regionale del terzo settore e con l’osservatorio) e l’amministrazione condivisa (co-programmazione, co-progettazione e convenzionamento), con la formazione al centro”.

Per Luca Cuoghi (Fratelli d’Italia) “ci sono troppi paletti nel settore, a causa della legge nazionale, serve invece agevolare l’operato di queste organizzazioni, a partire da quelle più piccole”. “Ci sembra poi un’anomalia che il consiglio del terzo settore sia guidato dal presidente della giunta regionale o da un suo delegato. La politica dovrebbe invece ascoltare”, conclude.

Per Palma Costi (Partito democratico) “c’era bisogno di mettere ordine nel settore (con regole comuni e condivise). Occorre una convergenza forte fra tutti i soggetti interessati e grazie a questa legge il terzo settore viene considerato nella sua complessità, a partire dal tema della sussidiarietà, con al centro la formazione”.

Le conclusioni dai due relatori.

“Nella stesura di questa legge serviva un maggiore coinvolgimento delle opposizioni”, sottolinea il relatore di minoranza Simone Pelloni (Lega). Per il consigliere, “serve un riferimento ai ristori, va poi riservata più attenzione al tema della rappresentanza e si deve mettere al centro il terzo settore e non la pubblica amministrazione. Infine, va poi affrontata la questione dell’accesso al credito”.

La presidente Soncini ricorda che il coinvolgimento del relatore Pelloni c’è dal giorno della sua nomina a relatore di minoranza, nel dicembre scorso.

Il progetto di legge, spiega la relatrice di maggioranza Francesca Maletti (Pd), “ha come obiettivo quello di promuovere e sostenere il ruolo degli enti del terzo settore, a partire da quelli più piccoli: forniamo linee guida, con un percorso di formazione congiunto tra enti locali da una parte ed enti del terzo settore dall’altra”. “La formazione è uno strumento che modifica il modo di agire sui territori”, sottolinea la consigliera. Sui ristori riferisce che “la Regione Emilia-Romagna ha dato ristori anche a enti del terzo settore, 12 milioni di euro”.

(Cristian Casali)

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